Lettera di Salvatore

Febbraio 3, 2014 Posted by Carceri 0 thoughts on “Lettera di Salvatore”

Caro Professore,

grazie per la sua lettera, per le sue parole toccanti su di me. Capisco quello che Lei vuole intendere, sono d’accordo su tutto, quando si comincia a ragionare se lo Stato sia presente o assente si è sulla strada giusta. Il punto che mi riesce difficile da capire è il linguaggio o la scrittura istituzionale. Penso a tutti quelli che come me parlano e scrivono male. Mi sembra un pregiudizio. Vorrei dire che uno può manifestare il suo modo d’essere, con parole povere non istituzionali, non tutti siamo chiari nel parlare, e pochi sono “Chiarissimi” come Lei. La mia domanda è: si può essere ascoltati senza pregiudizi? Se è si, io posso nutrire qualche speranza?

L’ educazione non sempre viene riconosciuta se non ci sono le parole giuste, o meglio viene riconosciuta dalla comunità ma non dalla società. Credo di avere sempre conosciuto il diritto della ragione, sono stato cioè chiamato a perorare la ragione di uno per farla diventare diritto. E’ sottile il diritto scritto dallo stato, con il diritto della ragione della comunità; sì a ragione quella persona che a Spoleto gli diceva che lui non sapeva che esistesse il diritto.

Pur vivendo in una famiglia dignitosa di lavoratori, non conoscevo tante di quelle regole, anche commerciali, per non parlare della Costituzione. Credo che non ci sia bisogno di cambiare dentro, bisogna cambiare il modo di esprimersi, e qui si ritorna alle righe di cui sopra. Il mio non sarà mai un parlare da registro alto, questo non vuoI dire che il mio pensiero non sia alto. Vorrei dire che l’interlocutore dovrebbe avere pazienza ad ascoltare cosi come fa Lei, e quindi interpretare.

Riconosco quel ragazzo per terra, lo vorrei abbracciare, gli vorrei parlare, Lei ha ragione, lo stato ha bisogno di collaboratori sociali.

Il mio sogno ricorrente è quello di” allenare dei giovani calciatori, e a questo proposito mi faccio sempre una domanda su dove comincerei: dalla tattica, o dalla tecnica, o semplicemente dalla vita quotidiana,e ancora avrei la forza di dire io sono questa persona, ma sono stato anche altro. Un uomo senza passato è come un bicchiere vuoto e tutto quello che ha fatto non si può riparare più, può solo non ripeterlo più.

Certamente capisco, da sempre, che le ragioni degli agricoltori dell’Emilia Romagna sia diventato diritto, mentre quelle degli agricoltori siciliani sono rimaste ragioni. Bisogna capire il perché non si siano mai messi insieme e non abbiano formato delle cooperative visto che al nord questa cosa funziona. Possiamo dire che sono i siciliani che non si fidano tra di loro? O non vogliono che lo Stato si occupi di loro? D’altra ,parte la società che si istituzionalizza,messe insieme cioè:  politica, religione, economia ecc., tutto dipende da queste istituzioni che fondendosi insieme formano la Società.

Fatte le dovute le differenze e cioè : la politica non vuoI dire “politici”, Chiesa non vuoI dire clero dominante, nell’ economia non ci sono soltanto affaristi senza freno! Tutto questo è utopia?

Restare dentro nella comunità significherebbe restare indietro per come lo siamo adesso. I giovani che ideali devono avere? seguire la società e diventare come loro, o restare nella comunità adeguandosi?

Lei dice che cambiare si può, unendo le ragioni, facendoli diventare diritti, come e in quale modo? sono un ottimista passionale, speriamo bene per le generazioni future, certamente il nostro insegnamento deve essere, e lo è, di affermare le proprie ragioni con un linguaggio istituzionale. Credo di esserci riuscito con la mia famiglia grazie al contesto familiare in cui vive; sono io ad essere ormai fuori tempo massimo …

Capisco quello che vuole dire sulla vita, certo è inconciliabile la non vita. Credo che qualsiasi persona che non capisca che il paradiso è la vita, non possa capire il bello e il bene della vita. Dopo, c’è solo il buio. Bisogna sempre pensare ma a vent’ anni siamo stati tutti un po’ incoscienti e paurosi. Solo l’incoscienza e la paura danno sfogo a quello che può rischiare di diventare morte, e trattare la vita senza essere degni di questa.

Lu picciriddu scausu e diunu

Orfanu e sulu senza aiutu alcunu

Lu carzaratu misu a la prigiuni

Pirchì à rubatu appena un guastiuni (pane)

Chiddi ca nta fu munnu sunnu nenti …

Eccu, o signuri, la povira genti.

 La saluto con affetto, il suo amico Salvatore.

 

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